I vini del Monferrato, e la tradizione secolare degli Infernòt

Tour di degustazione dei vini del Monferrato

Non si può parlare del Monferrato senza parlare del suo vino, ovvero il Barbera, che viene coltivato sulle sue colline

La coltivazione del Barbera, è stata annoverata fra i Patrimoni Culturali dell’Unesco, perché rappresenta in pieno quelle caratteristiche  che la rendono inestimabile per il suo valore :

I vini del Monferrato, l'Infernòt dell'Ecomuseo della Pietra da Cantoni

I vini del Monferrato, l’Infernòt dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni

Innanzitutto le produzioni vinicole del Barbera sono associate indissolubilmente al territorio, ovvero le famose colline del Monferrato, che grazie all’ origine morenico-alluvionale generate dal mare milioni di anni fa, le rende tutte diverse con una ricchezza di cru e di caratteristiche organolettiche incredibili.

Inoltre il microclima di Alpi, Appennini, la pianura umida e le escursioni termiche fanno il resto, ovvero la creazione di un vino dal sapore unico!

Tutta la zona del Monferrato, è costituito da un perfetto insieme di cascine, aziende vitivinicole (spesso familiari tramandate da generazioni), cantine sociali, enoteche pubbliche e private e industrie enologiche, che hanno contribuito a rendere il Monferrato uno dei sistemi produttivi del vino, fra i più rilevanti del Piemonte!

Come non parlare poi degli Infernot, ovvero quegli  ipogei scavati nella roccia, nella Pietra da Cantoni originaria di queste parti,che diventavano il luogo privato  di conservazione dei vini?

Come abbiamo detto prima, in questa zona milioni di anni fa c’era il mare, che poi con il passare del tempo e delle trasformazioni geologiche che si sono succedute del tempo, si è ritirato fino a trovarsi adesso distante circa 100 km.

Ma la testimonianza che qui prima c’erano le acque marine, è data dalla presenza appunto di questa Pietra da Cantoni.

Ovvero un particolare tipo di roccia, sulla cui superficie si possono trovare ancora oggi  fossili e conchiglie di milioni di anni fa, la cui compostezza e durezza è forte al pari del cemento di oggi.

Ma il suo peso invece notevolmente più basso ,il che la rendeva perfetta per essere usata nelle costruzioni.

I vini del Monferrato, l'Infernòt dell'Ecomuseo della Pietra da Cantoni

I vini del Monferrato, l’Infernòt dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni

Fino alla metà del secolo scorso esistevano ancora le cave da dove si estraevano la Pietra da Cantoni, con la quale si sono costruite la maggior parte delle case e degli edifici di queste parti.

Poi con la crisi del lavoro e la sempre meno manovalanza disponibile (fare il cavatore era uno dei lavori più massacranti che esistevano) sono andate  in dismissione.

Nel passaggio tra Medioevo e Età moderna si assiste in Piemonte al fenomeno di una specializzazione degli ambienti legati alla pratica vinicola, e si inizia a scavare nel sottosuolo delle aeree destinate alla conservazione del vino.

Spesso questi ambienti erano scavati sotto le cantine stesse, da lì il temine “infernotto” che designa una prigione angusta, un vano ristretto sotterraneo.

Divenne col passare del tempo l’ Infernot nelle case dei piccoli proprietari, l’ unico minuscolo vano cantinato con finestrella nel quale assieme alle bottiglie, damigiane eec trovava posto la gabbietta per contenere i formaggi salumi e la carne.

I vini del Monferrato, l'Infernòt dell'Ecomuseo della Pietra da Cantoni

I vini del Monferrato, l’Infernòt dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni

Nel Monferrato Casalese gli Infernot erano tutti scavati nella Pietra da Cantoni, e allo scavo provvedeva il padrone di casa, che  non di rado invadeva anche lo spazio sottostante la strada pubblica, la piazza o le proprietà altrui.

Successivamente un cavatore di pietra da cantone, maggiormente specializzato, rifiniva l’opera modellandola, con i ripiani  o le nicchie per le  bottiglie , oppure come nella zona di Cella Monte il caratteristico tavolo nel centro.

Col tempo è diventato una sorta di “gara” a chi faceva l’Infernot più bello, e il lavoro si restringeva nel periodo invernale quando sia l’agricoltore proprietario e  il cavatore artista avevano più tempo libero.

Ci volevano circa 2/3 inverni per completare un Infernot, e nel frattempo vi si faceva al suo interno le “ribote” ovvero le scorpacciate solo fra maschi, che fra un vino e un salume vi trascorrevano del tempo insieme.

Infatti gli Infernot erano ambienti  solo ed esclusivamente maschili, al cui le donne non era permesso entrare!

I vini del Monferrato,l'Ecomuseo della Pietra da Cantoni

I vini del Monferrato,l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni

Non c’è al momento una data precisa in cui si possa indicare l’inizio delle costruzioni delle Infernot, solo alcune volte venivano incise sull’arco di ingresso.

Se volete visitare uno degli Infernot fra i più belli della zona, ( sono stati censiti circa 47 infernot) , oppure saperne di più sulla loro  storia e  tradizione, vi consiglio di recarvi all’Ecomuseo della Pietra  Cantoni , dove potrete visitarlo  tutte le domeniche dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17.

Per altri giorni e orari telefonate al numero 0142/488161 (al mattino da lunedì a venerdì), oppure alla email info@ecomuseopietracantoni.it

Se invece siete curiosi di visitare un Infernot privato, allora vi suggerisco di andare in una delle tante case vinicole della zona, dove oltre a poter visitare il loro Infernot ,potrete avere l’occasione di bere un bicchiere di buon vino!

La Cà Nova

La Cà Nova

Noi abbiamo visitato La Cà Nova una cantina a Cella Monte, un piccolo comune tra Asti e Alessandria, che da inizio ‘900 è di proprietà della famiglia Bellero.

Il nome Cà Nova, ( risalente pensate alla fine del XVII secolo), deriva dall’ antico nome del cascinale della famiglia materna del giovane Marco Bellero.

L’attuale proprietario, che apparteneva ai Conti Gazzone, a cui adesso si rifà lo stemma dell’azienda: tre torri d’argento sormontate da un tetto dorato su cui poggiano frontalmente due gazze.

La Cà Nova, l'entrata all' Infernòt

La Cà Nova, l’entrata all’ Infernòt

Lì oltre a bere un’ottimo bicchiere di vino della produzione  vinicola come Barbera d’Asti, Grignolino del Monferrato Casalese, Monferrato Freisa, Monferrato Casalese Cortese, Piemonte Bonarda, Monferrato Rosso.

Potrete ascoltare i racconti della madre di Marco, sulla sua famiglia e soprattutto sulla propria madre Luigina Zai  (nonna di Marco) che  insieme a Elsa Zai ha scritto 2 libri autobiografici sulla sua vita dei cavatori della Pietra da Cantoni ( La Pietra da Cantoni, Infernot, Cave e Cavatori del Monferrato Casalese) e uno sulla vita dei contadini nelle viti (La Vita per la Vite).

La Cà Nova e il suo Infernòt

La Cà Nova e il suo Infernòt

Vere e proprie storie di vita vissuta che fanno bene al cuore solo ascoltandole !

Vi state chiedendo se poi il Barbera ci è piaciuto?

Vi dico solo che abbiamo riempito il bagagliaio della macchina con tante bottiglie di vino che gusteremo insieme ai nostri  amici  a casa nostra!!!

Continuate a seguirci , che vi racconteremo altre chicche sul Monferrato!

Alla prossima

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Elisa

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